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In Sicilia piano bipartisan per sostenere i Confidi

di Nino Amadore

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30 Ottobre 2008

Un progetto e una proposta per sostenere il sistema produttivo regionale in un momento di grande incertezza. Sono le due strade che la Sicilia prova a percorrere sulla base di una strategia unica che trova d'accordo destra e sinistra. I due percorsi avviati nelle ultime settimane portano proprio verso un'unica meta: il sostegno al sistema dei Consorzi fidi. Da una parte c'è chi propone il rafforzamento dei fondi rischi dei quasi 32 Confidi dell'Isola che garantiscono oltre 150mila imprese, dall'altra c'è chi invece pensa sia necessario istituire un fondo di controgaranzia dei Consorzi fidi.
La prima delle due proposte è già stata formalizzata in un disegno di legge che è all'attenzione della commissione Attività produttive dell'Assemblea regionale siciliana: se ne dovrebbe discutere domani. Il ddl porta la firma di un gruppo di deputati di destra e di sinistra e dopo il via libera della commissione Attività produttive dovrà passare all'esame della commissione Bilancio per approdare, secondo il calendario stilato ieri a Sala d'Ercole, in aula la prossima settimana.
Il Ddl al comma 1 dell'articolo 1 stabilisce: «L'assessorato regionale al Bilancio è autorizzato a concedere ai Confidi contributi finalizzati all'integrazione dei fondi rischi imputabili al fondo consortile, al capitale sociale o ad apposita riserva. Tali risorse sono attribuite unitariamente al patrimonio a fini di vigilanza dei relativi Confidi, senza vincoli di destinazione» come previsto dal comma 134 dell'articolo 2 della legge 244/2007. Secondo alcuni calcoli solo una decina i Confidi siciliani hanno le caratteristiche previste dalla norma. «Questa – spiega Mario Filippello, segretario regionale della Cna e presidente di Assoconfidi – ci sembra la strada più giusta per sostenere le imprese e patrimonializzare i Confidi». Secondo alcune stime, i 30 milioni dati ai fondi rischi potrebbero stimolare crediti alle imprese da parte delle banche per 600 milioni. La seconda proposta sul campo, che però non è mai stata formalizzata in un disegno di legge, è quella avanzata già qualche giorno fa da Confindustria Sicilia: istituire un fondo da 100 milioni per garantire i crediti delle imprese siciliane. « Il Fondo di garanzia – è la tesi dell'associazione degli industriali guidata da Ivan Lo Bello – potrebbe dare supporto all'attività dei Fondi rischi dei Consorzi fidi, che nella nostra Regione garantiscono migliaia di imprese, consentendo in tal modo di consolidare gli affidamenti concessi dalle banche, scongiurando richieste di rientri dagli stessi affidamenti che provocherebbero un effetto devastante sull'economia reale».
«Le due proposte – spiega Luca Erzegovesi, direttore del Centro di ricerca sui rischi finanziari all'Università di Trento – si equivalgono sul piano delle garanzie per le banche e ai fini di Basilea 2. Bisogna fare attenzione. Nel caso dell'attribuzione delle risorse al fondo rischi dei Confidi ci sono almeno un paio di rischi: la frammentazione e la possibilità che le somme restino sottoutilizzate o che siano utilizzate da Confidi con troppe esposizioni. Nel caso del fondo di controgaranzia la procedura è più macchinosa poiché è necessaria la creazione di una struttura. Certo è che con il Fondo di controgaranzia esistente, quello nazionale gestito dal Mediocredito centrale, sono stati premiati quei Confidi che hanno avuto maggiore coraggio commerciale». Chiude Bartolo Mililli, presidente di Confeserfidi, il Consorzio che ha base nel ragusano e che festeggia dieci anni di attività con 400 milioni di affidamenti: «Crediamo sia necessario intervenire sui fondi rischi dei Confidi anche perché con il fondo di controgaranzia si creerebbe una struttura che già esiste a livello nazionale e ha già funzionato egregiamente. Del resto il fondo di controgaranzia della Regione siciliana già esiste e la gara per l'affidamento a un gestore è andata deserta già due volte».

nino.amadore@ilsole24ore.com

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